Dalla Bella Époque ad oggi: un caso di successo al femminile, DAPHNÉ Sanremo
Con questa intervista presento un’altra cara amica protagonista di AIDDA. Siamo nella terra dei fiori: Sanremo. I fiori sono i protagonisti indiscussi nell’esaltazione della bellezza ancor di più se, grazie al talento di una grande direttrice artistica, vengono trasformati in prodotti che riescono ad esprimere il profondo legame con la terra che li ha ispirati: la Riviera dei fiori.
Siamo con Barbara Borsotto, importante imprenditrice nel campo della moda che da Parigi è ritornata a Sanremo, amata terra di origine dove oggi dirige, insieme alla sorella Monica, la DAPHNÉ Sanremo. Da anni collabora con importanti poli culturali italiani e internazionali come la Fondation Princesse Grace di Monaco, il Museo Marmottan Monet di Parigi e il Nobel Museum di Stoccolma.
Ringrazio Barbara per averci trasmesso emozioni, passione, energia profonda per quello che non è solo un lavoro ma una ragione di vita.
Ciao Barbara, cominciamo dai tuoi rapporti con AIDDA. Tu sei nell’Associazione da molti anni e allora, raccontaci di come hai scoperto AIDDA e quali sono le ragioni della tua permanenza ma anche del tuo impegno in ruoli di responsabilità nella struttura regionale e nazionale.
Sono nell’Associazione da più di 10 anni. Ho scoperto AIDDA tramite una delle care socie fondatrici Marisa Dunebaker. Ho scelto di associarmi perché credo che le donne possano essere il motore economico per la società di oggi. Il lavoro è uno dei fattori fondamentali dell’emancipazione femminile ed è lo strumento cardine per realizzare completamente le proprie aspirazioni e diventare attrici del cambiamento sociale e identitario.
Si tratta quindi di aiutare il mondo attraverso le donne. Imprenditrici, manager, donne leader che hanno le giuste qualità (empatia, flessibilità, capacità di gestirei forte stress) per creare importanti alleanze. Tutto questo l’ho ritrovato in AIDDA.
Hai un’impresa molto legata alla propria terra e da essa prende ispirazione. Parlaci di questo rapporto tra azienda e territorio, soprattutto per quanto riguarda la creazione dei prodotti.
Gestisco l’azienda di famiglia insieme a mia sorella Monica e una squadra multiculturale al femminile, Tiziana, Roxolana (ucraina) e Ornella (albanese). Attraverso le nostre collezioni “etiche” vogliamo raccontare una storia, quella di una famiglia artigiana che, attraverso le proprie creazioni, parla di bellezza e di sostenibilità. La nostra ispirazione deriva dall'amore per il territorio in cui sono nata e cresciuta. La Riviera Ligure (e tutta la Liguria) sono un giardino vivente di colori e profumi alla portata di tutti durante l’intero l'anno. Quando si ha la fortuna di vivere in una regione come la nostra - dove nel giro di 30 min. si passa dal mare con le sue bellissime creature marine (balene, delfini e capodogli) alla montagna con le sue molteplici specie botaniche - non resta molto da inventare. La Liguria, in particolare la Riviera dei Fiori, è uno scrigno di bellezza che mette a disposizione una serie infinita di input per le nostre creazioni.
Tu sei un’imprenditrice che sa coniugare il mercato con la cultura; tra l’altro dirigi il Museo della Moda e sei presente in molte altre iniziative artistiche e culturali. Ho percepito che per te - diversamente da altri imprenditori che sono anche mecenati – cultura e impresa sono inscindibili. È una cosa meravigliosa: da dove nasce questo modo di concepire l’impresa? Come sei arrivata a questo bellissimo risultato?
Per me l’azienda è Casa e i dipendenti sono Famiglia. Siamo una piccola impresa artigiana e si condivide tutto. Mia madre ha deciso di intraprendere il mestiere di sarta a 14 anni; in primis per passione verso questo lavoro e poi perché era un mestiere che permetteva alle donne di ottenere indipendenza economica e di mantenere uno stile di vita che potesse consentire di farsi una famiglia. A volte, quando si nasce e si cresce in famiglie che hanno una lunga tradizione artigiana, come noi ad esempio nel campo della moda, si tende a percorre una strada già scelta: un po’ perché è il lavoro dei genitori tramandato ai figli, un po’ perché è un dovere e una missione mantenere in vita un'eccellenza del territorio. Per questo la mia generazione si è rimboccata le maniche e ha studiato per poter "succedere" a nostra madre. Ovviamente c'è stata un'evoluzione. Io e mia sorella non siamo “solo” sarte e designer ma siamo imprenditrici di noi stesse: collaboriamo e creiamo legami con altre eccellenze del territorio per realizzare progetti originali nel campo della moda. Cultura e impresa dal mio punto di vista sono inscindibili e con passione dirigo le collezioni storiche del Museo della Moda e del Profumo DAPHNÉ Sanremo, e ho collaborato alla realizzazione di importanti mostre come Genova crocevia della Moda e Segreti di Regine e Regine di Segreti a Genova, Monet ritorno in Riviera a Bordighera e Fasti e grandezze delle Corti Europee a Montecarlo.
Con i tuoi prodotti hai fatto diventare più belle molte belle donne famose, usando anche (ma non solo) il “palcoscenico” di Sanremo. I fiori della riviera hanno sempre esaltato la bellezza di grandi donne durante la Belle Époque e fino ad oggi. Cosa è per te la bellezza e perché è tanto importante soprattutto per le donne?
La bellezza per me viene dalla naturalezza di ogni donna: siamo creature nate dalla natura e dunque perché non rimanere in armonia con essa? Puntiamo a sfruttare i punti di forza di ogni donna e valorizzarli con quello che è l’abito e l’accessorio creato su misura per ognuna. Perché ogni donna dovrebbe puntare sull’unicità della propria personalità e questo proprio per fare la differenza. Ogni creazione è prodotta con etica e secondo la tradizione artigiana. Mai come ora la felicità coincide con la cura di sé e del proprio benessere personale ma anche con un riscoperto amore per la natura e per l’ambiente. È necessario scegliere ciò che è buono per corpo e anima.
La sostenibilità ambientale e sociale è un tratto caratteristico della tua impresa e non solo da oggi (che è diventata una moda). Nel 2017 hai creato il foulard “Scarpette Rosse” che ha viaggiato nel mondo sulle navi da crociera Costa per sostenere la lotta contro la violenza verso le donne e il femminicidio e sostieni il progetto “Couture-Suture” per l’integrazione culturale e razziale. Pensi che le imprese italiane e anche AIDDA possano fare di più su questo terreno?
Credo che tutte le aziende, per quanto piccole, possano dare il loro contributo attraverso produzioni etiche in grado di apportare un valore non solo materiale. Chi viene da DAPHNÉ Sanremo si trova in una sartoria e si porta via un pezzo di Liguria, un prodotto fatto con etica, senza il ricorso a processi inquinanti e che ha dietro una storia. La storia può essere quella di una donna che si è rimboccata le maniche per ripartire nella propria vita (Scarpette rosse) o dello studente di moda che ha scelto di intraprendere la propria avventura nella moda e costruire il proprio futuro (Couture-Suture) – perché vogliamo che i nostri progetti lascino un segno apportando un aiuto concreto.
Infine, una domanda sull’oggi così drammatico. Come stai gestendo in azienda gli immensi problemi economici, commerciali e anche gestionali indotti dalla pandemia e oggi anche dai venti di guerra che hanno investito in modo gravissimo l’Ucraina e il mondo?
Sia durante la pandemia che tutt’ora, a causa della guerra e delle sue inevitabili ripercussioni nel mondo della moda italiano, ci siamo come sempre rimboccate le maniche, reinventate, mai arrese e abbiamo continuato sempre, nel nostro piccolo, a portare avanti le nostre collezioni. L'eccellenza artigiana è una grande risorsa di cui pochi sono consapevoli e molti devono ancora scoprirlo. È una lotta continua tra fast fashion e slow fashion, ma sono convinta che un prodotto d'artigianato, fatto con materie prime attentamente selezionate, curato da mani abili e sapienti, dia vita a un capo unico e soprattutto durevole nel tempo (in pratica il concetto del “riuso”). A mio parere la moda è l'essenza dell'artigianato, lontano dalle pratiche industriali e dallo sfruttamento dei lavoratori. Negli ultimi anni, si è andati verso una riscoperta di questi valori, e molti giovani emergenti stanno innovando nella filiera moda.
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