Le decisioni sagge
Di Manuela Pagella e Maria Rosaria Brunetti
Abbiamo diversa formazione (una Manuela tecnico-scientifica e l’altra Maria Rosaria tecnico-economica) e due differenti esperienze professionali, ma questo non ci ha impedito di avviare una riflessione su un tema cruciale del nostro lavoro: l’esercizio della leadership nei gruppi professionali che siamo chiamate a guidare. Una di noi (Manuela) è anche componente del Board di “Sistema Italia”, associazione che ha sede ad Ivrea, si richiama alla esperienza di Adriano Olivetti e divulga in Italia l’approccio della Leadership AdattivaR sviluppato all’Università di Harvard.
La definizione base di leadership ci dice che esercitare leadership significa fare un passo dentro a un sistema in nome di un purpose. Questo passo, spesso rischioso e sicuramente incerto, in quanto avviene fuori dalla nostra zona di comfort, è dunque frutto di una decisione. Che cosa caratterizza, però, questa decisione, che cosa la motiva?
Il biennio di pandemia che abbiamo vissuto ha reso il contesto in cui operiamo ancora più volatile; questo ci ha spinte a riflettere maggiormente sul tema della decisione saggia, sia in termini di bagaglio di cui si deve disporre per prendere decisioni sagge (cioè lungimiranti e socialmente accettabili), sia per quanto riguarda le conoscenze dei meccanismi che ci portano a prendere (o a non prendere!) una decisione piuttosto che un’altra.
Stimolate dai tratti comuni delle nostre diverse esperienze, ci siamo anzitutto poste la domanda di cosa significhi realmente prendere decisioni sagge, ovvero prudenti ed equilibrate; una questione generale su cui tanto si è detto e scritto, ma che in questo momento è quanto mai necessario riprendere in mano.
Per rispondere siamo partite dai concetti di diagnosi sistemica e diagnosi interiore, concentrando inizialmente la nostra riflessione sulla soggettività, sul nostro “sistema individuale” (abilità cognitive, personalità) e su come sia cambiato nel tempo attraverso le esperienze di vita e le componenti emotive che risentono di situazioni contingenti diverse per ciascuno di noi. In breve, i nostri comportamenti e le nostre decisioni sono il prodotto dei moti interiori, ma sono sempre influenzati dalle forze esterne che agiscono su di noi.
Quando dobbiamo prendere decisioni la prima “spinta” è verso quello che sappiamo fare e che abbiamo sempre stato fatto, il nostro default: è una reazione di difesa spontanea che pensiamo ci metterà al riparo da errori e critiche. Ma quando la situazione è complessa e/o caotica, cioè non conoscibile a priori, critica e incoerente, in cui bisogna osservare per poi decidere, (l’irruzione della pandemia, ad esempio) la “spinta” ci aiuta poco: le decisioni frettolose normalmente non sono lungimiranti e prosociali, oppure attiviamo un comportamento prevedibile e manipolabile.
Saltare la fase indispensabile della diagnosi sistemica è un errore da evitare sempre e quindi tanto più nelle situazioni imprevedibili e improvvise la cui complessità è massima.
Esercitare (la) Leadership (AdattivaR) significa proprio questo: analizzare il contesto e prendere decisioni funzionali al problema che il contesto ci propone, senza farsi irretire dalla consuetudine o dall’iterazione di quel che “ci riesce meglio”. Se i grandi innovatori come Camillo e Adriano Olivetti non avessero percorso strade diverse da quelle che il loro tempo suggeriva, non sarebbero diventati gli artefici di una storia industriale e sociale rivoluzionaria. L’eco delle loro scelte è ancora udibile perché hanno saputo “uscire dal cerchio” proponendo ai loro collaboratori un futuro diverso e noi crediamo che il loro esempio sia alla base di molte altre “avventure” industriali che oggi le cronache ci propongono.
Vogliamo però concludere questa breve riflessione sulla leadership con un richiamo alla nostra comune esperienza di donne-manager attraverso “l’innesco” (trigger) della parità di genere.
Sin dalle scuole elementari (parliamo degli anni ’80) abbiamo entrambe vissuto la “spinta” verso la parità, intesa come obiettivo da perseguire che ci portava a fare tutto quello che facevano i nostri compagni di classe, ma anche, più avanti negli anni, ad intraprendere studi universitari non usuali per le donne (Ingegneria e anche Economia non lo erano come in parte lo sono ora) o ad uscire dalla famiglia per seguire la passione dell’agonismo sportivo (Maria Rosaria), una carriera professionale che ci ha portate ad assumere ruoli di responsabilità operative in area tecnica (Manuela) o di direzione del personale (Maria Rosaria).
Una “spinta” che consideriamo molto importante, ma che nasconde un’insidia che spesso non analizziamo con la dovuta attenzione: quella “spinta”, la parità di genere, da fuoco sacro può diventare fumo negli occhi, ad esempio quando nella gestione di un team composto da uomini e donne, assumiamo a parità di condizioni un diverso comportamento verso le donne.
E ancora: un altro elemento utile alla diagnosi interiore è il riconoscimento dei messaggi interiori sul “dover essere”, su come dobbiamo comportarci per essere accettati e riconosciuti “OK” dagli altri; il grande tema delle aspettative, che spesso sono alla base delle nostre ambizioni. Non è un caso che l’etimologia di ambizione derivi dalla sfera elettorale: “che cosa devo fare per ricevere il tuo voto?”.
La riflessione su queste “spinte” ci ha portato ad una conclusione che vorremmo diventasse anche una occasione di scambio e confronto: alcune sono più frequenti nelle donne educate, come noi, ad essere delle “brave ragazze”, che sentono pressante la necessità, per sentirsi OK, di compiacere e di essere sempre perfette. Le “spinte” (e questa è la parte più importante della nostra riflessione) portano senza dubbio a sviluppare caratteristiche positive, come ad esempio la capacità di mediazione (compiaci) o la capacità organizzativa (sii perfetto), ma possono nascondere anche rischi importanti (ad es. ossessività, deresponsabilizzazione degli altri, …) se diventano gli unici colori con cui dipingiamo la realtà in cui viviamo.
Allora il primo passo che dobbiamo compiere è proprio quello di riconoscere quando i nostri inneschi e le nostre spinte ci impediscono di decidere in modo saggio e, nel tempo e con impegno, dare a noi stessi il permesso di comportarci in modo diverso. Senza perderci d’animo e senza bruciare le tappe perché per citare il filosofo cinese Lao-Tzu “Anche un viaggio di mille miglia comincia con un singolo passo”.
Per approfondire:
"La pratica della leadership adattiva: Strumenti e tattiche per trasformare le organizzazioni e le comunità", Franco Angeli, 2018.
“Il coraggio di decidere” di Annalisa Galardi, Flaco Edizioni, 2021.
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